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sabato 9 ottobre 2010

La cultura non si mangia

L'Amaca di Michele Serra su La Repubblica di oggi è particolarmente arguta e interessante. Riflette sul binomio Bondi-tagli alla cultura di 3Monti, riportando due ilari frasi del Giulio Nostrano: il ministro declamò che "la cultura non si mangia" e, in un recente comizio elettorale  elogiò chi "il tempo per leggere dei libri non ce l'ha". Serra osserva che il 3Monti il tempo per leggerli, i libri, ce l'ha avuto, eccome. E ne fa uso per convincere le masse a non farne uso. 
Si sa, la cultura spaventa, poiché è IL pane della mente.

Allora ho pensato di iniziare, con questo post, a pubblicare un'analisi molto dettagliata e interessante di una persona che di libri un po' ne sa. Vi ho già parlato della Libreria Bozzi di Genova, la più antica d'Italia: dal 1810 la stessa famiglia ha onorato un mestiere antico e bellissimo, quello del libraio. Alle mie domande, il Signor Bozzi ha risposto con un lungo documento pieno di nostalgia, passato, presente e futuro. Sempre mettendo i libri al primo posto. E allora, voglio pubblicarlo a puntate, così come lui me lo ha inviato.
Buona lettura.

Le due anime del libro.


Il libro, merce singolare


L'esperienza mi insegna che a parlare del libro è facile abbandonarsi alla retorica.
È un peccato che ho commesso spesso in passato, ma ormai ne sono consapevole e cerco di starne lontano.
Partiamo perciò dalla prosaica verità che il libro è una merce e il libraio è un commerciante. Entrambi con qualche peculiarità.
La prima è questa: nel 1455, quando il libro a stampa è stato inventato, tutti gli oggetti venivano fabbricati a mano, uno per uno, con la conseguenza che non ce n’erano due identici.
La fabbricazione di molti esemplari identici di uno stesso oggetto, attraverso quella che poi si è definita “produzione in serie” è incominciata proprio con il libro.
Ma la cosa strana è che esso è rimasto l'unico per trecento anni. Bisognerà attendere i primi telai meccanici nella seconda metà del ‘700 per vedere applicato il processo di fabbricazione in serie ad altri oggetti.

È difficile capire che cosa significa questa anomalia temporale, così come è difficile capire se essa va messa in relazione con l’altra peculiarità del libro, l’enorme varietà di titoli presente sul mercato fin dai primissimi tempi.
Pensate che i titoli stampati prima del 1500, i cosiddetti incunaboli, malgrado la ristrettezza del mercato del tempo, sono oltre 40.000.
Oggi sul solo mercato italiano sono presenti circa 300.000 titoli e ne escono circa 42.000 nuovi ogni anno. Pensate alle cifre corrispondenti sul mercato di lingua inglese...
Ed è un dato che cresce con il crescere dello sviluppo: l’indicatore "numero di titoli pubblicati ogni anno per milione di abitanti" è massimo in Germania e minimo in Togo.

Il libro, strumento immutabile
Il libro ha anche un'altra peculiarità: l'immutabilità, una caratteristica che naviga nei paraggi dell'immortalità e quindi, così come recita il titolo, dell'anima.
Ce ne rendiamo conto facendo un semplice paragone basato sulla nostra esperienza di uomini maturi: pensiamo ai cambiamenti cui abbiamo assistito nel corso della nostra vita, per quanto riguarda i mezzi per riprodurre la musica o le immagini.
Nella mia memoria, che ormai purtroppo coincide con la proverbiale “memoria d’uomo”, c’è nella casa della mia infanzia addirittura un fonografo a manovella sul quale mio padre ascoltava il suo amato Wagner. Non tutti hanno questa esperienza, ma certo qualcuno ricorderà i fragili dischi di lacca a 78 giri e il grammofono con le puntine da cambiare. Poi vennero i microsolco in vinile, prima a 45 giri poi a 33. Poi arrivarono le cassette e i cosiddetti mangianastri. Qualcuno ricorderà anche la fugace esistenza di certe insensate maxi cassette.
Tutte spazzate via dai CD ROM. Che a loro volta saranno travolti dagli IPOD: oggi le mie nipoti vanno in giro con un aggeggio grosso come un accendino che potrebbe contenere agevolmente tutte le opere di Wagner, oltre all'opera omnia di Madonna che già contiene.
Ora ripensate invece ai libri della vostra prima elementare e vi renderete conto che erano sostanzialmente identici ai libri che si pubblicano oggi.
Forse oggi si fabbricano un po’ più rapidamente, forse è più facile stamparli a colori.
Ma concettualmente sono identici: pagine riempite di parole e immagini, rilegate assieme con una copertina rigida o molle.
Ma non solo: essi sono sostanzialmente identici da secoli e persino sostanzialmente identici al primo libro della storia, la Bibbia delle 42 righe stampata nel 1455 da Gutenberg.
In 550 anni non sono mai cambiati.
Il che significa che il libro, come le forbici o il cucchiaio, è uno strumento nato perfetto.

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