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martedì 19 ottobre 2010

La cultura non si mangia (5)

Qual è il futuro delle librerie? ce lo spiega in questo ultimo capitolo il Signor Bozzi.

Il futuro

Quando Luciano Mauri decise di onorare la memoria di sua figlia Elisabetta dando attuazione all’idea di suo zio Valentino Bompiani per una Scuola per librai, io ho avuto la fortuna e l’onore di esserne, nella mia qualità di Presidente dell’Associazione Librai, uno dei quattro fondatori.
Nel settembre del 1983, alla presentazione ufficiale della Scuola al Circolo della Stampa di Milano, chiedevo a me stesso e ai mille intervenuti quale sarebbe stato l’abito del libraio del futuro: “Il camice bianco del tecnico informatico o il panciotto e il pincenez di Cesarino Branduani?”. Branduani era un mitico libraio milanese, molto simpatico e cordiale oltre che dotato di una memoria prodigiosa e, come si capisce dall’espressione che usavo, l’informatica era considerata allora altissima tecnologia e nei negozi semplicemente non esisteva.
Spero comunque che sia ancora chiaro quello che intendevo dire: il libraio del futuro si affiderà solo all'evoluzione della tecnologia e del marketing oppure manterrà quel complesso di doti umane, come quella di saper scegliere e consigliare, che sembrano necessarie per dare una personalità alla sua libreria e orientare il suo cliente in una così vasta moltitudine di scelte?

Librerie e librai
I venticinque anni che sono passati hanno risolto solo parzialmente il dubbio: oggi anche le librerie di piccolissima dimensione hanno un paio di terminali e il loro bravo programma di gestione.
La memoria non è più un problema: ogni libraio ha nel suo portatile più memoria di quanta gliene potrà mai servire.
Nessuno può negare che sia stato un progresso, ma nella gestione moderna delle librerie sembra esserci poco posto per la passione, l'orgoglio, il furore che i librai vieux jeu dei quali Branduani è il simbolo mettevano nel loro mestiere.
Ci chiediamo se stiamo correndo verso un mondo in cui la specie, eh quella dei librai sì,
scomparirà per il naturale evolversi del commercio.
A sentire quello che dicono, non sono pochi i clienti che sentono il bisogno di quei rapporti personali che certo non si riescono a trovare nel supermercato e spesso neppure nelle megalibrerie moderne.
E molti sono quelli che sembrano quasi increduli quando consegniamo loro il libro che non sono riusciti a trovare altrove.
La componente “etica”, se non addirittura iniziatica, di questo mestiere nei venticinque anni che sono passati da allora sembra ancora richiesta o rimpianta da qualcuno.
E questo è l’elemento che non ci consente di risolvere del tutto il dubbio del 1983.
Anche se resta forte il sospetto che tale componente non sia del tutto compatibile con la gestione moderna delle librerie.
E che l'avanzare della modernità nasconda, dietro il crescere in numero, dimensione ed efficienza delle librerie, un'insidia.
Un male insospettato, antico e letterario: la pulsione edipica che le spinge ad uccidere il loro padre, il libraio.

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